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mercoledì 18 aprile 2012

La bonifica pontina


L’agro pontino
Sotto il nome di Agro Pontino si intende il territorio una volta noto come “Paludi Pontine” compreso fra i Monti Lepini e gli Ausoni, il Mar Tirreno e il promontorio del Circeo. Un territorio che si estende fin verso Roma. Il fiume Astura segna il confine tra Agro pontino e Agro Romano.
La storia
La storia del territorio pontino è la storia della bonificazione della Palude Pontina.
Una storia iniziata più di duemila anni fa con l'antico popolo dei Volsci e terminata nei primi decenni del XX secolo con la cosiddetta "Bonifica Integrale".
Nel 1918 il Genio Civile di Roma, portando a termine un completo studio organico per il Bonificamento delle Paludi pontine, aveva diviso la zona in due grandi comprensori
caratterizzati dalla diversa natura geologica del terreno: quello di Bonifica di Piscinara, tre il fiume Sisto e i Monti Lepini (poi chiamato "di Littoria" e oggi "di Latina"; e quello di Bonificazione Pontina, tra il fiume Sisto ed il mare.
La legge Mussolini del 1928, redatta da Arrigo Serpieri, avvia in maniera decisiva le fasi di trasformazione del territorio, mettendo a disposizione della bonifica intregrale mezzi finanziari adeguati alla mole delle opere.
La prima fase dei lavori riguardava la bonifica idraulica, convogliando le acque di pioggia e di
sorgente del bacino montano, che prima si rovesciavano disordinatamente nella pianura, in un
collettore di gronda, allacciante le Acque Alte, denominato canale Mussolini; il quale partendo
dal fosso di Sermoneta va ad immettersi nel fosso Moscarello, sfociando quindi al mare nei
pressi di Foce Verde.
La bonifica integrale cominciò nel 1924, con la vendita allo Stato Italiano di un territorio di 20.000 ettari circa, di proprietà della famiglia Caetani, noto come Bacino di Piscinara (corrispondente in gran parte agli attuali territori comunali di Cisterna di Latina e Latina). Iniziarono così i primi lavori di bonifica che avviarono la canalizzazione delle acque del bacino del fiume Astura.
Fu un'opera immensa: dal 1926 al 1937, per bonificare l'agro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio con il lavoro di cinquantamila operai, reclutati in tutto il Paese. Oltre al prosciugamento delle paludi, la costruzione dei canali, ci fu l'azione di disboscamento delle foreste e la costruzione dei nuovi centri, che sorgevano man mano nei nuovi territori.
A partire dal 1926 furono risanate le paludi pontine, con la costruzione di una rete stradale e di canali collettori, con la sistemazione di laghi litoranei e la colmata di vaste bassure. A qualche anno di distanza, grazie all’attività dell’Opera nazionale combattenti, fu realizzata la colonizzazione dell’Agro Pontino da parte specialmente di famiglie immigrate dal Veneto: nel 1942, in luogo dei tre o quattro casali abitati in permanenza e dei lavoratori temporanei provenienti dalla regione subappenninica, che soli avevano occupato le radure fra le paludi intorno all’antica via Appia, la zona ospitava circa 30.000 persone.
Oggi
Adesso nella pianura bassa e umida ci sono le zone più fertili dell’agricoltura italiana. In quest’ultimo periodo, i proprietari terrieri hanno impiegato in maniera massiccia prima la manodopera delle mondine, degli scariolanti, degli spalatori, pagati a giornata, poi le pompe idrovore e le numerose macchine agricole azionate dai salariati.
La bonifica ha favorito la rinascita agricola delle zone impaludate anche sotto questo aspetto, perché la malaria, causando attacchi febbrili che rendono gli uomini incapaci di lavorare, è stata per secoli la più insidiosa nemica dell’agricoltura nelle fertili pianuredell’ambiente mediterraneo.

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